venerdì 20 giugno 2008

Quando conta, la Germania esprime sempre il meglio di sé

La squadra di Low vince anche più nettamente del 3-2 finale per l’atteggiamento decisamente migliore rispetto a quello del Portogallo



A fine partita le statistiche rivelano un totale di 22 tiri per il Portogallo contro gli 11 della Germania, ma alla luce di quanto visto in campo nei 90 minuti, quanti tra i veri esperti di calcio possono dire che la Mannschaft non ha strameritato la vittoria? Pochissimi, giusto un nugolo di cultori del calcio ultraoffensivo possono opporsi a questa visione, mentre tutti gli altri non possono che applaudire per l’ennesima volta la forza mentale di questa squadra: mentre il Portogallo usciva con gli applausi dalla fase a girone dando spettacolo, la Germania giocava malissimo la stessa fase, ma alla fine quando si fa sul serio difficilmente si sbaglia a puntare sui tedeschi, specialmente quando possono disporre di una buonissima squadra. E allora, sul terreno del St Jakob di Basilea s’è vista tutta la differenza tra una squadra esteticamente apprezzabile ma molto circense contro una squadra di calcio, con undici giocatori che sanno sempre quello che devono fare, che magari non attira l’occhio ma che alla fine diventa per forza più concreta: sotto il profilo della mentalità e del gioco il risultato di 3-2 sta pure stretto all’undici di Joachim Low ed è derivato anche dagli errori difensivi di Per Mertesacker nei due gol portoghesi, ma quella della Germania può essere definita una vera e propria lezione di calcio sul Portogallo. Le finte ripetute e i colpi di tacco servono a poco se non si concretizza il gioco, così una squadra che il luogo comune vuole solida finisce per segnare tre reti e per creare almeno un paio di altre grandi occasioni da rete, sempre lasciando poco allo spettacolo. Nel calcio non esiste e né ci sarà un tipo di gioco vincente in assoluto, ma la Germania porta sempre avanti la sua mentalità e quando la qualità del gruppo è di buon livello arrivano anche i risultati positivi, cosa che non era successo negli ultimi due Europei in cui la Mannschaft aveva sempre fallito all’interno del girone iniziale, senza vincere neppure una partita, perché nel 2000 la squadra era troppo vecchia e nel 2004 mancava di qualità nelle zone offensive, dovendo puntare tutto su Kevin Kuranyi in attacco. Si ferma invece qui l’esperienza di Felipe Scolari sulla panchina del Portogallo: dopo sei anni di buoni risultati (la finale nell’Europeo casalingo e la semifinale ai Mondiali del 2006), alla squadra lusitana è mancato nuovamente quell’ulteriore salto di qualità che consente ad un gruppo tutto sommato buono di diventare anche vincente. In questo match il Portogallo non ha saputo reggere l’impatto contro la solidità degli avversari, ma Scolari ha provato a rimescolare le carte, finendo per sbagliare qualcosa tatticamente, soprattutto nel portare Deco troppo defilato dalla zona nevralgica del campo, finendo per perdere quasi definitivamente l’apporto del fantasista del Barcellona, che dopo aver giocato due partite splendide in questo Europeo (ha saltato la terza contro la Svizzera perché Scolari ha schierato una squadra piena di riserve) è risultato quasi inesistente nei 90 minuti decisivi, un po’ come tutto il Portogallo che s’è sciolto di fronte a questo grande avversario e in questo appuntamento così importante. La squadra portoghese aveva le qualità per mettere in difficoltà una difesa della Germania non sempre perfetta, ma alla fine di occasioni vere ne ha create pochine, limitandosi a qualche leziosità di troppo e a tanti tiri da lontano: secondo le statistiche della Uefa, ben 13 dei 22 tiri totali arrivano da fuori area e di questi soltanto due partono dal limite dell’area, mentre la maggior parte di questi sono delle conclusioni forzate che non hanno mai creato nessun pericolo per Lehmann, quasi a provare a dare una conclusione a delle azioni che finivano per le lunghe o a cercare il jolly con il gol strepitoso, non certo l’atteggiamento giusto per conquistare qualche trofeo importante.

Il Portogallo scende in campo con la formazione tipo, ovvero lo stesso undici proposto nei due match contro Turchia e Repubblica Ceca, quelli del girone eliminatorio in cui la qualificazione era ancora da conquistare: il modulo è il 4-3-3 (inizialmente Scolari non ha mai optato per quel 4-2-3-1 che i media segnalano erroneamente, mentre questo modulo s’è visto nel corso del match dopo qualche sostituzione) con Deco e Joao Moutinho a fare ancora gli interni di centrocampo e Nuno Gomes come punta centrale, affiancato da Cristiano Ronaldo a sinistra e Simao a destra. Diverse novità di formazione ci sono invece nella Germania, con Low che rinuncia a Gomez e al modulo a due punte per optare (lui sì) al 4-2-3-1 che vede Klose unica punta, Ballack avanzato nel ruolo di trequartista a formare una linea con Schweinsteiger (preferito a Fritz) e Podolski, mentre in mediana non c’è spazio neppure per Frings, con il ct tedesco che punta sulla coppia Hitzlesperger-Rolfes. Low è costretto a guardare la partita dalla tribuna dopo l’espulsione subito nel corso del match contro l’Austria e a farne le veci in panchina è il suo vice Hans-Dieter Flick, ex allenatore dell’Hoffenheim.

La partita inizia con due squadre molto bloccate: la Germania tiene maggiormente palla ma non riesce mai ad affondare, con Ballack che rispetto alle scorse partite è meno presente nel vivo del gioco ma più attivo nella zona offensiva, per sfruttare le sue capacità di inserimento e di stoccatore.

Il primo tiro del match arriva al 10’: rimessa battuta velocemente da Schweinsteiger per Hitzlesperger, il quale dal limite va subito al tiro ma la palla finisce sull’esterno della rete senza creare brividi particolari a Ricardo.

La Germania riesce a prendere il possesso del centrocampo ma non regala certo grande spettacolo, manovrando molto e studiando i possibili varchi che potrebbero essere aperti nella difesa avversaria, anche perché la Mannschaft deve ancora prendere confidenza con il nuovo modulo. Il Portogallo non riesce a prendere continuità e Deco si vede pochissimo in questo inizio, domato dalla forza fisica dei due mediani tedeschi, in particolare l’ottimo Simon Rolfes. La buona disposizione tattica della Germania costringe i due esterni portoghesi Simao e Cristiano Ronaldo a partire in posizione abbastanza arretrata per non far perdere equilibrio alla propria squadra. E’ curioso invece il posizionamento dei trequartisti tedeschi in questo primo quarto d’ora, visto che tra i tre elementi alle spalle di Miroslav Klose il più avanzato è Bastian Schweinsteiger, che punta sempre alto un Paulo Ferreira che avanza poco, mentre Lukas Podolski si sacrifica molto anche a rincorrere gli avversari. Interessante pure il tipo di gioco attuato da Klose, che pur giocando da prima punta non rimane statico in avanti, ma anzi svaria su tutto il fronte offensivo per dialogare con i compagni, finendo spesso in posizione arretrato: proprio questo movimento risulterà decisivo col passare dei minuti.

Alla prima fiammata, il Portogallo va vicinissimo al vantaggio: Bosingwa riesce ad andarsene sul breve sulla corsia di destra e crossa verso il centro dell’area, dove Metzelder manca l’intervento e permette a Joao Moutinho la deviazione ravvicinata, ma il 21enne non ha il riflesso dell’attaccante e va a colpire il pallone con la coscia, mandando alto e sprecando una grande occasione.

Non sbaglia invece la Germania, che dopo aver macinato gioco trova lo spiraglio per pungere: al 22’ è bellissima la combinazione veloce e tutta sul breve sulla fascia sinistra, con Podolski che triangola prima con Klose e poi con Ballack, il quale di prima dalla trequarti trova un bellissimo tocco filtrante per premiare la corsa del compagno. L’attaccante del Bayern Monaco raggiunge così la zona vicina alla linea di fondo e crossa basso e teso verso il centro dell’area, dove Schweinsteiger si inserisce in modo perfetto e in scivolata trova il tocco vincente anticipando Ricardo Carvalho e battendo Ricardo da distanza ravvicinata: è la rete dello 0-1 che la Germania merita per come aveva impostato la partita e che arriva con una splendida azione, dove non si vedono colpi di tacco o finte da calcio bailado ma dove c’è uno splendido sfruttamento degli spazi liberi.

La Germania non si accontenta del gol di vantaggio e al 26’ punisce gli avversari un’altra volta: punizione leggermente defilata sulla sinistra battuta da Schweinsteiger, Bosingwa si piazza male all’interno dell’area e tiene in gioco tutti gli avversari, nel frattempo Klose si libera alla perfezione della lenta e brutta marcatura di Ricardo Carvalho e incorna alla perfezione, realizzando la rete dello 0-2. Non è un caso che nella prima partita in cui viene schierato come centravanti Klose firma il suo primo gol in questi Europei, ma è evidente l’errore di Ricardo Carvalho, apparso davvero la brutta copia dello splendido difensore ammirato nel Chelsea.

Scolari cerca di ridisegnare la squadra e al 31’ decide di togliere Joao Moutinho e inserisce Raul Meireles, il quale affianca Petit in un 4-2-3-1 che vede Simao sempre statico sulla destra, Cristiano Ronaldo accentrarsi spesso e finire quasi per fare la seconda punta, mentre Deco deve sacrificarsi in una posizione defilata sulla sinistra che finisce per escluderlo definitivamente dalla contesa.

In questa fase di gioco arriva la sfuriata nervosa del Portogallo, che riesce a premere per mettere alle corde la Germania ma rischia di subire dei contropiede letali. Cristiano Ronaldo prova ad entrare realmente in partita in questa posizione centrale, ma un errore nella misura del cross basso per un liberissimo Nuno Gomes rischia di essere pesante.

Invece, il fenomeno del Manchester United riesce a rifarsi in parte al 40’: la difesa della Germania si fa trovare troppo aperta nella ripartenza portoghese e Simao può tagliare verso il centro per poi lanciare in diagonale verso la corsia sinistra, Mertesacker non riesce ad intercettare il pallone e si fa scappare via Cristiano Ronaldo, il quale punta la porta e poi cerca la conclusione, ma Lehmann era uscito puntualmente a chiudergli la porta e risponde bene al suo tiro. Sulla respinta Mertesacker è ancora troppo lento nel prendere equilibrio per toccare il pallone, il quale arriva a Nuno Gomes che calcia a porta vuota il tap-in vincente, rendendo inutile anche il tentativo di salvataggio di Metzelder sulla linea: è la rete dell’1-2 e la Germania paga un altro errore pesante di Mertesacker, il vero punto debole dell’intera formazione tedesca.

Al 45’ è Ballack a cercare la risponda immediata, ricevendo un pallone da Lahm largo sulla sinistra, accentrandosi per portarsi il pallone sul destro e calciando verso il primo palo, ma Ricardo è attento e respinge.

Un minuto dopo Cristiano Ronaldo accelera e punta l’area di rigore, va in uno contro uno con Mertesacker defilato in area sulla sinistra e cerca il secondo palo con una conclusione bassa, ma il pallone termina sul fondo anche se non va di molto lontano dal palo.

Nella ripresa la Germania prova ad addormentare la partita, tenendo palla a ritmi bassi e piazzandosi a protezione della propria difesa, con i trequartisti che abbassano particolarmente la propria posizione, eccetto Ballack che rimane l’uomo più vicino a Klose: in questo modo, però, la Mannschaft rischia di concedere troppo campo al Portogallo, che invece prova a spingere e in questo modo potrebbe prendere anche continuità nella manovra e far soffrire la difesa alzata da Low. Il problema è che ai lusitani mancano le illuminazioni di Deco e la squadra di Scolari insiste troppo su ricami eccessivi o su azioni personali, perdendo troppi palloni.

Come nel primo tempo, però, la Germania concede al Portogallo una grandissima chance da distanza ravvicinata, ma anche questa volta i lusitani la sprecano malamente: al 57’ c’è un corner battuto con un cross corto, Deco sul primo palo va a prolungare di testa e al centro nessun tedesco segue il movimento di Pepe, che da pochissimi passi può colpire di testa ma invece di freddare Lehmann manda altissimo, sprecando la più ghiotta occasione per rimettere in partita il Portogallo.

Questo perché al 61’ la Germania sfrutta in pieno un errore degli avversari e trova il gol che potrebbe chiudere la partita: punizione da trequarti battuta da Schweinsteiger direttamente verso il centro, Ricardo esce come suo solito a farfalle e Ballack lo può anticipare per incornare di testa a porta vuota, dopo aver preso il tempo e la posizione anche al suo compagno di club Paulo Ferreira. E’ la rete dell’1-3 ed è pesantissimo l’errore del portiere Ricardo, uno che non dà mai sicurezza sulle palle alte e che fa sempre rischiare la propria squadra con le sue follie: in questo modo, il Portogallo subisce un gol che decisivo in questo match, così come decisivo era stato un altro suo errore su palla alta ad Euro 2004, sul gol di Charisteas che regalò alla Grecia il titolo di Campione d’Europa. E’ davvero difficile pensare di creare una squadra di alto livello quando poi in porta c’è questo portiere.

Il Portogallo via via prende una disposizione tattica sempre più anarchica, con le uscite dal campo di Nuno Gomes prima e Petit poi e gli ingressi in campo di Nani e Helder Postiga: la squadra di Scolari gioca il finale di gare con Deco in posizione centrale e più arretrata, Helder Postiga unica punta e i tre trequartisti a girare per il campo senza posizioni fisse. Al 73’ cambia qualcosa anche la Germania, togliendo Hitzlesperger (sufficiente la sua prova) per inserire Tim Borowski, che si piazza all’altezza di Ballack nel 4-1-4-1.

La Germania adesso si difende bene, rallenta il gioco portoghese e permette agli avversari soltanto tiri da fuori non pericolosi, riuscendo pure a far scorrere il tempo soprattutto grazie ad alcune azioni molto intelligenti dell’ottimo Podolski, il migliore in campo in questo match. L’azione portoghese finisce sempre per ristagnare lentamente per vie centrali, dove ci sono sempre almeno 7 giocatori della Germania ad attendere e a chiudere tutti gli spazi: la squadra di Scolari attacca in modo poco intelligente, cercando della azioni illogiche e non allargando mai il gioco, nonostante ormai in campo ci siano diversi esterni offensivi.

Ad andare più vicino al gol è quindi la Germania al 79’: dopo un corner respinto Podolski cerca la botta dalla trequarti, colpendo il pallone con l’esterno del piede sinistro e dandogli una traiettoria splendida e tesa che va a sfiorare il palo ed uscire davvero di un nulla. Sarebbe stata una rete spettacolare e totalmente meritata dall’attaccante del Bayern Monaco.

Alla fine, a trovare il gol della speranza è il Portogallo all’87’: azione personale di Nani sulla sinistra che riesce poi a rientrare sul destro e crossare al centro, Mertesacker è ancora troppo fermo e Helder Postiga riesce ad incornare da posizione ravvicinata, battendo Lehmann e riaprendo il match con la rete del 2-3.

La rete finisce solo per rendere meno pesante il passivo, perché l’assalto finale del Portogallo è poca cosa e l’azione simbolo della mentalità sbagliata dei lusitani arriva al 92’: Nani riceve palla sulla destra ma invece di spingere sulla fascia e crossare nel mucchio decide di accentrarsi e tentare il sinistro da lontano, mandando il pallone altissimo. Questo è il segno di come non si portano avanti gli assalti finali, visto che i portoghesi hanno attaccato anche in questi frangenti troppo lentamente e hanno cercato il gol da lontanissimo, con dei tiri che in queste fasi concitate possono riuscire solo una volta in un milione di tentativi.

Anche questo è il sintomo di una mentalità diversa tra le due squadre ed è giusto che ad approdare in semifinale sia la Germania, dopo aver giocato un’ottima partita: la grinta e l’intelligenza dei giocatori ha avuto la meglio, supportate anche dalle grandi prestazioni di tutti e quattro gli elementi offensivi, visto che oltre al migliore in campo Podolski si sono ben comportanti anche Klose (bravissimo a svariare e a creare spazi), Ballack (più pungente e dinamico rispetto alle altre tre partite di questi Europei) e Schweinsteiger (alla prima partita da titolare in questo Euro 2008 e subito a segno, tornando ad essere un elemento determinante). Adesso la squadra di Low attende il proprio avversario in semifinale dalla vincente del match tra la Croazia (già affrontata nel girone iniziale, con la sconfitta per 2-1 che ha permesso ai croati di vincere il raggruppamento) e la Turchia, match che vede come favorita la squadra di Bilic.

Per il Portogallo si finisce invece l’era di Felipe Scolari, che ha portato la squadra ad un livello decisamente più alto ma che non è riuscito a darle quell’ultimo salto di qualità che le avrebbe permesso di vincere qualcosa. Proverà a trovare le vittorie importanti il successore del Felipao, che potrebbe anche essere un altro ct brasiliano, visto che da qualche giorno si fa il nome di Arthur Antunes Coimbra, in arte Zico, il quale da qualche giorno ha lasciato il Fenerbahce e sicuramente troverà un altro posto in panchina nel corso di quest’estate.


Portogallo-Germania 2-3

Portogallo (4-3-3): Ricardo 5 – Bosingwa 5,5 Pepe 6 Ricardo Carvalho 4,5 Paulo Ferreira 5 – Deco 3 Petit 5 (73’ Helder Postiga 6) Joao Moutinho 4,5 (31’ Raul Meireles 5,5) – Simao 4 Nuno Gomes 5 (67’ Nani 4,5) Cristiano Ronaldo 5

In panchina: Nuno, Rui Patricio, Bruno Alves, Fernando Meira, Hugo Almeida, Miguel, Jorge Ribeiro, Quaresma, Miguel Veloso
Commissario tecnico: Luiz Felipe Scolari 5

Germania (4-2-3-1): Lehmann 6,5 – Friedrich 6 Mertesacker 5 Metzelder 6,5 Lahm 6,5 – Hitzlesperger 6 (73’ Borowski sv) Rolfes 7 – Schweinsteiger 7,5 (83’ Fritz sv) Ballack 7 Podolski 8 – Klose 7,5 (89’ Jansen sv)

In panchina: Enke, Adler, Westermann, Frings, Gomez, Neuville, Trochowski, Odonkor, Kuranyi
Commissario tecnico: Joachim Low (squalificato e sostituito da Hans-Dieter Flick in panchina) 8

Arbitro: Peter Frojdfeldt (Svezia) 6,5

Gol: 22’ Schweinsteiger (G), 26’ Klose (G), 41’ Nuno Gomes (P), 62’ Ballack (G), 87’ Helder Postiga (P)
Ammoniti: Pepe, Petit, Helder Postiga (P), Friedrich, Lahm (G)

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